È stranamente diffusa l’abitudine a pensare che una persona intelligente debba sempre comprendere. Che non debba mai adirarsi troppo, che non debba dispiacersi per le cose banali. Come se l'intelligenza fosse una prerogativa per imparare a non soffrire, a non provare delusione. Ma dispiacere e delusione hanno a che fare col cuore, col desiderio. Non con l’intelligenza.
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